RIMEDI PER VINCERE L’ANSIA DA PRESTAZIONE E MIGLIORARE L’EREZIONE
“Impotenza” è il termine ormai desueto con cui, fino a qualche anno fa, si era soliti definire l’ansia da prestazione sessuale maschile, ovvero quel fenomeno di blocco psico-emotivo che impedisce il regolare e corretto fronteggiamento della situazione sessuale con la propria donna.
La manifestazione sintomatologica più comune e frequente di questo tipo di condizione ansiogena è la disfunzione erettile, ossia il funzionamento inadeguato del meccanismo di erezione.
Quest’ultimo processo problematico può essere ascritto a due cause di natura distinta:
- Cause di matrice fisica e organica correlate a problemi di salute o scompensi fisici
- Cause di matrice psicologica correlate a stati d’animo di incertezza, insicurezza, paura e preoccupazione per il e durante il rapporto d’intimità.
In questo approfondimento ci focalizzaremo sugli aspetti psicologici che influiscono sull’insorgenza dell’ansia da prestazione e della conseguente disfunzione erettile, allo scopo di comprendere il rimedio più giusto per risolvere i disturbi e di evitare le false soluzioni che potrebbero, invece, alimentarli ed essere nocivi per l’organismo umano.
Ma prima cerchiamo di inquadrare meglio il problema fisico principale in cui sfocia lo stato ansimante del paziente: la disfunzione erettile.
Essa si può manifestare in forme tra loro diverse:
- Mancanza completa di erezione
- Perdita dello stato erettile nel corso della penetrazione, o indossando il profilattico, o prima di raggiungere l’orgasmo e l’eiaculazione
- Problematicità a mantenere una durata prolungata dell’erezione durante l’incontro sessuale.
Generalmente chi risulta vittima di uno di questi disturbi tende a credersi da subito impotente o non sano dal punto di vista organico, ma in realtà, nella quasi totalità dei casi (9 pazienti su 10), si ha a che fare con una condizione incresciosa legata alla sfera psicologica.
Questo fatto è suffragato dalle ricerche condotte dall’Associazione Andrologi Italiani che dimostrano, infatti, un’elevata diffusione del problema tra la popolazione maschile: il dato numerico si attesta attorno ai 3 milioni di uomini.
Ed è un luogo comune la credenza che si tratti di un disturbo limitato alla sola terza età, infatti:
- Il 48% dei problemi erettili si verifica solcata la soglia dei 70 anni
- Il restante 52% avviene prima dei 70 anni, di cui il 5% riguarda giovani tra i 18 e i 34 anni.
La disfunzione erettile, come lascia facilmente intuire la sua etichetta scientifica, concerne un mal funzionamento del meccanismo che induce all’erezione.
A proposito di quest’ultima, essa non è un fenomeno automatico e meccanico, in quanto legata indissolubilmente alla psiche dell’uomo, da cui poi si manifesta in forma fisica.
Il processo erettivo si avvia nella mente a partire da uno stimolo erotico sensoriale di natura visiva, tattile, olfattiva o mentale: tutto ciò produce l’eccitazione sessuale psicologica che consente al cervello di rilasciare segnali neuronali i quali, attraverso la colonna vertebrale, raggiungono la parte dei genitali.
Tali segnali producono una reazione di causa-effetto che comprende l’ossido nitrico, la guanosima monofosfato ciclico, il rilassamento della muscolatura liscia dentro i corpi cavernosi del pene e il flusso di sangue al suo interno.
Il giusto apporto di sangue nel pene lo gonfia e lo irrigidisce, realizzando l’erezione.
Quando essa non si compie, c’è un problema in principio: la causa è psicologica.
La tensione emotiva può essere causata, ad esempio, dal timore di non riuscire a soddisfare la propria donna perché già in passato è successo di perdere l’erezione.
Pensieri come questi caratterizzano l’ansia da prestazione sessuale e, soprattutto, inibiscono la possibilità di conseguire l’eccitazione mentale, che è fondamentale e imprescindibile per il prosieguo fisico del processo erettivo.
Se lo stato eccitatorio è insufficiente, l’organismo non condurrà il giusto apporto di sangue nel pene che, di riflesso, resta flaccido o quasi.
Passando ora ad analizzare come porre risoluzione a questa situazione, è bene fornire delle delucidazioni in merito ai farmaci per la disfunzione erettile – quali il Viagra, il Levitra, il Cialis e lo Spedra – che rientrano nella classe degli inibitori dell’enzima fosfodiesterasi PDE5:
- Non garantiscono la produzione dell’erezione del pene
- Agiscono esclusivamente in bloccaggio ed inibizione momentanea dell’enzima fosfodiesterasi PDE5
- Rischiano di provocare conseguenze collaterali importanti
- Sono del tutto inutili se lo stato emotivo di chi li somministra è insicuro e preoccupato rispetto al rapporto sessuale
- Possono creare un rapporto di dipendenza psicologica verso le pillole alimentando, di fatto, la dimensione del problema.
Queste precisazioni rendono evidente come la terapia farmacologica non sia affatto risolutiva e adatta alla cura dell’ansia da prestazione e dei suoi sintomi.
Se, dunque, il disturbo ha origine psicogena, bisogna cercare altre vie.
Ma prima di svelare il percorso elettivo per la rimozione completa e definitiva del problema, forniamo un elenco di quelli che sono gli inganni mentali più comuni in cui è solito incappare chi risulta preda dell’ansia prestazionale prima del rapporto:
- “Se non riesco a produrre l’erezione la mia vita non è degna di essere vissuta” (pensiero dicotomico)
- “A quanto pare penetrare non fa per me” (ipergeneralizzazione)
- “Sono riuscito ad avere un ‘rapporto’ ma lei non ha goduto adeguatamente” (astrazione selettiva)
- “È inutile avere rapporti senza erezioni” (squalificazione del lato positivo)
- “Penserà che mi faccio intimidire dalle donne” (lettura del pensiero)
- “Nessuna ragazza vorrà stare mai con me” (riferimento al destino)
- “La mia vita è rovinata” (catastrofizzazione)
- “Se sento che non riuscirò ad avere l’erezione, tanto vale rinunciare in partenza” (ragionamento emotivo)
- “Devo avere l’erezione per avere rapporti completi” (doverizzazione)
- “Non avere una vita sessuale decente è da falliti” (etichettamento)
- “È colpa mia se non riesco a far godere una donna” (personalizzazione)
La caratteristica estrema e catastrofica di questi meccanismi cognitivi, di cui accanto ad ognuno è segnalato il nome scientifico del tipo di “errore cognitivo” commesso, impone necessariamente una ristrutturazione della psicologia del paziente.
Il modo per farlo, quello più efficace, è il percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale che interviene sia sull’aspetto psicologico che, di conseguenza, su quello fisico dell’uomo.
Tutto parte dalla consapevolezza che il cuore del disturbo sessuale risieda nel pensiero, secondo la logica comprovata che è questo a far scaturire le condotte fisiche del soggetto.
L’ascolto e l’analisi dell’esperienza personale e dei momenti in cui è insorta la disfunzione erettile aiuteranno il paziente a capire che il punto in comune fra tutte le contingenze in cui essa si è manifestata è proprio l’approccio emotivo irrequieto, spaventato e incerto verso l’incontro intimo.
Lo specialista psicoterapeuta, allora, lo guiderà nella comprensione della logica corretta che, se si modifica la natura dei pensieri, muterà di conseguenza la natura delle condotte.
In altre parole: se un uomo è ansioso e timoroso prima di un rapporto sessuale con la partner, la performance risulterà scadente; se un uomo è eccitato, fiducioso e sereno, la sua azione sarà appagante e piacevole.
Motivo per cui, nel corso delle sedute, verranno predisposte al paziente quelle tecniche e stretegie utili e corrette per prevenire gli inganni cognitivi che l’hanno destabilizzato sessualmente, rimuovendoli e sostituendoli con pensieri funzionali e adeguati alla bontà del momento di complicità con la propria donna.
Alla fine del percorso, infatti, il soggetto si riapproprierà della sicurezza, della stima e della fiducia in sé, ritornando a desiderare e a vivere la sessualità come un’attività tutta da godere con spontaneità e naturalezza.
Articolo a cura del Dott. Pierpaolo Casto
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Si consiglia la visione dei seguenti video di approfondimento:
“Non mantenere l’erezione: cause e rimedi della perdita di erezione” (A cura del Dott. Pierpaolo Casto)
“Ansia da prestazione: Cos’è e come si cura. Come combattere e superare l’ansia da prestazione” (A cura del Dott. Pierpaolo Casto)